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Economia circolare in agricoltura: dal campo allo scarto zero

Aggiornamento: 4 giu


Oliveto al tramonto, simbolo del legame tra territorio e economia circolare in agricoltura

In un contesto sempre più sfidante per il settore agricolo – tra volatilità climatica, pressione sui margini e aumento dei costi di trasformazione – alcune imprese iniziano a porsi una domanda diversa: è possibile rigenerare il proprio modello di business valorizzando ogni risorsa, compresi gli scarti?

Una piccola azienda agricola del centro Italia che ha scelto di intraprendere un percorso concreto verso l’economia circolare, ottenendo benefici tangibili in termini economici, ambientali e relazionali. Il tutto partendo da un processo strutturato, accessibile e replicabile, un esempio concreto di economia circolare in agricoltura, dove si sono trasformati i sottoprodotti in nuove opportunità di valore.


Il punto di partenza: un modello lineare con risorse sprecate in agricoltura

L’azienda, a conduzione familiare, produce olio extravergine di oliva su circa 15 ettari di oliveti. La qualità del prodotto è alta, ma il modello produttivo mostrava alcune criticità comuni a molte realtà simili:

  • Scarti vegetali (sansa, foglie, acque reflue) non valorizzati

  • Costi elevati per lo smaltimento dei sottoprodotti

  • Nessun uso strategico della propria rete territoriale

  • Marginalità per litro di olio non sostenibile nel medio periodo

  • Totale dipendenza dalla vendita del prodotto principale

La domanda chiave è stata: come possiamo trasformare ciò che oggi è un costo, in un’opportunità?


Il metodo: un percorso di economia circolare in agricoltura in 4 fasi, dal modello attuale alla sperimentazione circolare

1. Mappatura del modello di business “as is”

Il primo passo è stato fotografare il funzionamento attuale dell’azienda con strumenti visuali e analitici:

  • Business Model Canvas per comprendere dove e come si genera valore

  • Analisi dei flussi fisici e informativi (input/output, energia, acqua, scarti)

  • Analisi dell’impronta ecologica di produzione e trasformazione

  • Interviste qualitative al titolare e ai collaboratori per individuare ostacoli culturali e operativi


Risultato: oltre il 70% della massa vegetale non veniva riutilizzata. I costi annuali di smaltimento superavano i 6.000 euro.

2. Redesign rigenerativo del modello

Dalla diagnosi si è passati al ripensamento strategico:

  • Value Proposition Canvas per ridisegnare la proposta di valore, anche per clienti B2B

  • Introduzione di pattern dell’economia circolare applicati al contesto agricolo:

    • Valorizzazione degli scarti

    • Collaborazione tra filiere locali (simbiosi industriale)

    • Creazione di nuovi flussi di ricavo dai sottoprodotti

  • Identificazione di nuove potenziali linee di offerta, a partire da ciò che prima era “rifiuto”


Si è deciso di convertire la sansa in combustibile vegetale per alimentare un impianto di essiccazione condiviso con altri agricoltori, riducendo drasticamente i costi energetici.

3. Sperimentazione di un MVP circolare

Il nuovo modello è stato testato su piccola scala attraverso:

  • Avvio di micro-produzioni pilota di prodotti secondari (estratti da foglie d’olivo per infusi o uso cosmetico)

  • Collaborazione con una distilleria locale per recuperare bio-composti dalla sansa

  • Sviluppo di packaging compostabile tramite partner della zona

  • Partecipazione a un progetto locale GAL per finanziare il testing


l ciclo di raccolta-scarto-trasformazione è diventato chiuso e replicabile, con logiche cooperative tra più aziende agricole del territorio.


4. Misurazione degli impatti e ottimizzazione

Ogni azione è stata monitorata con indicatori semplici ma efficaci:

Indicatore

Prima

Dopo 6 mesi

% sottoprodotti valorizzati

18%

76%

Marginalità netta per litro di olio

1,15 €

1,72 € (+49%)

Costi di smaltimento

6.200 €/anno

0 €

Nuovi ricavi da prodotti secondari

0 €

7.500 €/anno

Nuove collaborazioni territoriali

1

5 attivate

I vantaggi del metodo: perché ha funzionato

Questo percorso non si è basato su tecnologie complesse o su consulenze astratte, ma su un metodo pratico e adattabile, con vantaggi chiari:

  • Visualizzare e ripensare il proprio modello di business aiuta a uscire dalla logica del “abbiamo sempre fatto così”

  • Ridisegnare il valore a partire dagli scarti genera nuove entrate senza aumentare la produzione

  • Creare sinergie locali rende più accessibili innovazioni che da soli sarebbero economicamente insostenibili

  • Misurare e raccontare l’impatto apre strade a finanziamenti, bandi, e partnership istituzionali


Un modello replicabile per tutte le PMI agricole

Questo caso dimostra che anche un’azienda agricola di piccole dimensioni può attivare un percorso serio e concreto di economia circolare, senza stravolgere la propria identità.

Il segreto? Partire dal modello di business e non dal prodotto. Solo così si possono liberare risorse, generare impatto e costruire un futuro più resiliente e collaborativo.

1 commento


Bello questo intervento di BD !! bravissimo !!

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